IMPRESE SENZA MASCHERA.
Cosa rende competitiva un’impresa rispetto alle altre? Quali sono le informazioni che le persone ritengono importanti durante la scelta di un nuovo lavoro?
La passione, la retribuzione, l’ambiente in cui si lavora, le ore di lavoro o la quantità di lavoro: questi sono solo alcuni dei classici fattori che vengono presi in considerazione quando bisogna scegliere dove mandare il proprio curriculum.
Attraverso alcuni canali specializzati, è possibile consultare le rendicontazioni quantitative e i dati contabili di una qualsiasi impresa italiana e capire se è conveniente inviare la propria candidatura. Ad oggi queste informazioni non sono più sufficienti. Da qualche anno, grazie al Decreto Legislativo 254/2016, la Direttiva 2014/95/UE relativa alla rendicontazione, le imprese sono chiamate a rendicontare anche fattori qualitativi, a pubblicare questi dati e a rendersi il più trasparente possibile al pubblico.
Non più solo numeri. È stato innescato un vero e proprio processo di rivalutazione dell’organizzazione del lavoro in azienda, causato da un cambiamento degli obiettivi finali da raggiungere. La “Rendicontazione non finanziaria” comprende l’analisi di temi di varia natura e come questi vengono affrontati in azienda.
Quale è l’obiettivo dell’introduzione della Rendicontazione non finanziaria nelle imprese?
L’obiettivo finale è quello di combattere l’impostazione culturale per la quale l’imprenditoria è legata allo sfruttamento di risorse. Diversamente dal “Greenwashing”, ovvero le strategie di comunicazione fuorvianti e false, questo decreto richiede un vero e proprio impegno da parte delle imprese che ancora non agiscono in modo trasparente. Gli imprenditori e le imprenditrici sono chiamati/e a non trascurare temi dal carattere sociale, come l’integrazione, l’uguaglianza di genere e il rispetto per i diritti umani, dal carattere ambientale e in generale di natura non finanziaria.
Questa decisione ha molta influenza nelle realtà aziendali, richiede una vera e propria riorganizzazione delle strategie da adottare per uno sviluppo a lungo termine. La produttività e la redditività non sono più le protagoniste ma prende il loro posto la creazione di valore nell’azienda e nel territorio circostante.
Si tratta di un vero e proprio cambiamento culturale?
Dare spazio allo sviluppo sostenibile nelle pianificazioni delle imprese significa porre al centro le persone e il proprio benessere. Le imprese attente a questi fattori riescono ad affrontare meglio i problemi che possono sorgere nella gestione delle crisi aziendali, causate sia da fattori esterni, come è stata l’emergenza pandemica, sia interni all’impresa.
Culturalmente è un grande passo in avanti per le imprese, anche se inizialmente costrette, troveranno molti benefici nell’implementazione di tali cambiamenti.
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